Quando pensiamo al tè ci vengono subito in mente gli inglesi. Per loro più che una bevanda, è uno stile di vita. Niente li distoglie dallo scoccare del Big Ben alle 17.00 che “urla”: <Fermatevi e bevetevi una tazza di tè!>. In realtà ne consumano tantissimo e sono fra i maggiori esperti, ma non ne sono i produttori. Allora la piantagione di tè dove viene coltivata? La pianta ha bisogno di climi tropicali o subtropicali e di un terreno acido e impermeabile, senza ristagni d’acqua. Per questo il maggior produttore di tè al mondo è la Cina, seguita da India e Giappone. Il loro clima e le loro precipitazioni permettono alle piantagioni di crescere rigogliose. E ci danno la possibilità di gustare un tè che poi, a seconda della lavorazione, ha un gusto sempre diverso.
Ma se vi dicessimo che anche in Italia esiste un paesino che è riuscito a sperimentare la prima e unica piantagione di tè italiana? Proprio così, la nostra Penisola, e in particolare la Toscana può vantare questa scoperta ed esserne fiera.
La prima piantagione di tè italiana
La piantagione si trova a lucca, a Sant’Andrea di Compito, nel comune di Capannori. Precisamente nella Chiusa Borrini, di cui vi avevamo parlato in occasione della festa al Borgo delle Camelie . La pianta di questo tè infatti fa parte della famiglia delle camelie, e il nome botanico è Camellia sinensis. Il terreno del Compitese così adatto per le camelie della Lucchesia, si è rivelato perfetto anche per questa piantagione di tè. Piantagione che in realtà è partita da un esperimento, fatto per una scommessa con l’orto botanico di Lucca.
La “scommessa botanica”
L’orto botanico di Lucca nel 1987 trovò i semi del tè provenienti dalla Cina e decise di affidarli a Guido Cattolica per farli germinare. Agronomo e esperto di Camelie, Cattolica accettò la scommessa e cominciò il suo esperimento. Per far sì che la piantagione di tè prendesse forma è stato necesario un lungo periodo di acclimatamento. Le piantine dovevano adattarsi al clima delle colline lucchesi per non rischiare di morire. Fino a quel momento l’unico posto ritenuto idoneo per la piantagione di tè era la Sicilia. Ma per la scarsità d’acqua e i venti sahariani il tentativo di coltivare il tè fallì.
L’esperimentò è riuscito però a Lucca, dove si trova l’unica piantagione di tè in Italia.
Le caratteristiche di un tè unico
Questa piantagione di tè data la sua particolarità e delicatezza viene coltivata in un modo altrettanto particolare. Le piantine vengono tenute ad un’altezza di circa 50/100cm per rendere più agevole il raccolto, e la copertura durante l’estate. Se in inverno si adattano perfettamente al clima e non hanno bisogno di grosse accortezze, in estate il troppo caldo potrebbe ucciderle.
Il primo raccolto avviene come da tradizione il 1° di Maggio. Si prendono e si lavorano solo le tre foglioline all’apice della pianta. A seconda della lavorazione e dell’essicazione si ottengono diversi tipi di tè. Guido Cattolica ne produce quattro e ad ognuno ha dato un nome personale. Il tè verde/Polvere di giada, per il colore che gli ricorda il rapporto con una comunità giapponese. Il tè bianco/Saudade e il tè oolong/Opale che gli ricordano un lavoro di catalogazione di camelie fatto nelle Azzorre. Infine il tè nero/Tre tigri in ricordo di racconti che gli aveva fatto un maharaja.
Un tè “riservato” e dai mille riconoscimenti
Purtroppo la coltivazione è ancora “di nicchia”. All’anno vengono raccolti solo circa14kg di questa piantagione di tè, che non consentono di soddisfare le numerose richieste di mercato. Per questo il tè è riservato solo a coloro che decidono di fare una passeggiata nell’Antica Chiusa Borrini. Per conoscere di persona Guido Cattolica e poter comprare il suo tè tutto italiano.
Molti sono stati anche i riconoscimenti internazionali e mondiali che la piantagione di tè ha ricevuto. Tra i dieci migliori al mondo ha ottenuto poi il terzo premio per il suo tè verde ad un concorso a Versailles. Per la sua pregiatezza è stato quotato 600€ al kg, però è possibile acquistare le bustine a un prezzo più abbordabile. Utilizzato nella cucina di Gianfranco Vissani e comprato da Papa Ratzinger. Perfino un maharaja indiano è venuto apposta nel Compitese per vedere con i suoi occhi la prima e unica piantagione di tè italiana.
E tu che aspetti?
Sei appassionato di tè? Vuoi scoprire come visitare la piantagione di tè di Lucca? Guarda qui come arrivare al Borgo delle camelie
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7 commenti
Complimenti per l’articolo, davvero ben scritto e con tante info e curiosità!
Ho scoperto anche io della piantagione di tè a Lucca lo scorso anno durante la festa delle Camelie… forte, non ne avevo idea! 🙂
Grazie mille! Davvero un bel posto 🙂
Non potevo perdere questo post! Io sono un’appassionata di tè, alle Azzorre ho visitato ambedue le piantagioni e, lo dico, non ne avevo idea che ve ne fossero in Italia! Ottima idea per un fine settimana, questa non posso proprio perdermela!
Grandi ragazzi, mi avete dato un bello spunto di visita:-)
A presto,
Claudia B.
Ti consigliamo di venirci! Ti aspettiamo! 🙂
Pingback: Origine e lavorazione delle foglie del tè – Le tappe del progetto
Giusto per aggiornare uno stereotipo che ancora oggi resiste, ahimè, in molte conversazioni, il maggiore produttore e consumatore procapite di tè e credo il record sia inalterato dal 2004, è la Turchia. E la cosa mi ha stupito non poco perché l’ho constatato di persona, avendo soggiornato a Istanbul, per periodi più o meno lunghi per circa 7 anni. Già nel 2004 la Turchia produsse oltre 205mila tonnellate di tè, il 6.4% della produzione mondiale e sempre nello stesso anno si è registrato il consumo procapite del mondo con 2,5 kg contro ovviamente i 2,1kg procapite della Gran Bretagna che oggi, tuttavia vede aumentare considerevolmente il consumo di caffè, quindi potremmo pure azzardare che qusto stereotipo dovrà lentamente sparire. Ma è anche vero che i caffè italiani aperti negli ultimi anni a Istanbul, per assurdo, sono fra i preferiti e spuntano come funghi, in un paese che, anche qui torna lo stereotipo, dovrebbe essere famoso per essere la culla di grandi bevitori di caffè, che come ho appena dimostrano è un’altra falsità.
Grazie per la precisazione e la tua riflessione! 🙂